𝗠𝗔𝗡𝗗𝗥𝗜𝗔
Festival della parola allo stato brado
7 dicembre 2025
Pianeta Sonoro
Via Casilina, 196, 00176 Roma RM
In un’epoca di cinismo sociale, impotenza politica, censura poetica, terrore atmosferico, propaganda dominante, guerra auspicata e genocidio incessante non ci resta altro che sottrarre parole al giogo del potere, portarle nel sottobosco a cantare, ballare, a fare l’amore, lasciarle libere di pascolare a terra, nel fango, scalze e senza confini per poi donar loro mazzi di significati sgargianti, armi di metafore incendiarie, intuizioni profetiche di un mondo a venire.
Il programma
Inizio dalle ore 20.00
con EMILIANO MARROCCHI e ALICE TANGANELLI
Artista poliedrico, poeta, antropologo e teatrante, nel 2012 è tra i fondatori del gruppo teatrale “nontantoprecisi”, con cui ancora oggi realizza spettacoli e laboratori di teatro sperimentale in tutta Italia. Nel 2013 vince il Premio Letteratura Italiana della Laura Capone Editore con tre sue poesie, pubblicate poi nel volume Il volo del poetare. Il suo vissuto come intervistatore telefonico alimenta la sua ricerca poetica sulla precarietà e l’alienazione del lavoro contemporaneo, trasformando questa condizione in strumento di analisi antropologica e poetica. Nell’ottobre 2024 è vincitore del Premio Letterario Internazionale Gaetano Cingari con la raccolta Geometrie asincrone. A luglio 2025 esce la sua prima raccolta edita, Carotaggi, con la casa editrice Nulla Die. Leggerà sulle atmosfere musicali create da Emiliano Marrocchi alla Tromba e Alice Tanganelli al clarinetto.
Un collettivo poetico di attitudine punk. Un essere policefalo e deforme nato nel 2017 che porta la poesia dal vivo da diversi anni in tutta Roma e fuori. Agisce, interviene, provoca e soprattutto dice e racconta la realtà individuale di ognuno dei componenti, attraverso la cartina tornasole del gesto poetico. Risiede e opera nel quadrante Est di Roma e ha al suo attivo decine e decine di serate avendo portato la poesia nei teatri, nei festival, nelle piazze così come nei peggiori bar e locali della città. Un coro dissonante di voci che hanno deciso di unire la loro passione ossessivo-compulsiva per il verso e metterla a servizio di uno spettacolo. Un microfono ad asta e un leggio. In scena l’ortodossia del corpo, della voce. La pura esaltazione della parola e del suo peso scenico.
La pratica della musica estemporanea si sposa con le strutture classiche della canzone italiana decomponendole, in un gioco di rimandi che va dal citazionismo al cabaret, dal nonsense alla sperimentazione linguistica, dall’avanspettacolo al cantautorato più storto. Così queste canzoni de-canzonate, ricanzonate, scanzonate ovvero scanzonarie saranno riassemblate per il pubblico, in uno spettacolo dal vivo folle e musicalmente pazzesco.
Starnuto Nolente è uno spasmo involontario che si esprime attraverso un’interpretazione teatrale e rituale di versi e un arrangiamento musicale in cui il contrabbasso viene esplorato in tutte le sue possibilità espressive dalla più classica alla meno consueta, e si serve dell’impiego di oggetti di uso più o meno quotidiano utilizzati come percussioni, di tanti bicchieri di vino, e di tutto ciò che può servire ad amplificare l’atmosfera rituale e visionaria dell’esibizione. Componenti: Luca Tomasicchio – Contrabbasso, Nicolò Celine – Voce e testi.
Un duo che si dedica principalmente alla ricerca del suono e della poesia sonora, presentando testi e musiche frutto di anni di collaborazione e di esperienza condivisa. Sono costantemente alla ricerca di sonorità connesse all’improvvisazione e alla musica contemporanea.
È appena nata e già scalpita dalla voglia di lanciare nell’universo il suo primo disco “Life”, che mette in scena la rappresentazione della sua intera vita: nascita (“Morning”), primi passi, corse sfrenate, odi e amori devastanti, per concludere con la propria fine (“Sleep”). Virginia ha affidato la propria voce a tre folli interpreti: Massimo Baiocco (Frangar non Flectar, Tamurakafka, Bartok Ensemble) canta ed è aggredito dalle chitarre elettriche, Valerio Michetti (La Grazia Obliqua, Il Ciclo di Bethe, Indaco, Bartok Ensemble) percuote, canta e sferraglia il suo glockenspiel, Joseph Servino (Tymbro, Tamurakafka, Bartok Ensemble) si attorciglia con le sue 4 corde basse e urla a squarciagola. Virginia è in buone mani.
Marco Giannini, alias Caterpillar, classe 1972, è, anzi fa l’attore, il poeta e il performer. Tra i suoi spettacoli teatrali si ricorda “Katastroff” (2018), “Humus – Non saranno certo le stelle a caderci addosso” (2019), “Il Capo” (2021), “Come se niente fosse – Appello agli ultimi umani” (2023), più le piéce “Era solo un ragazzo”(2019) e “Amore Tritolo Vita” (2024) con Guido Celli. Nel 2021 ha pubblicato la raccolta poetico-teatrale “Il Capo” (Edizioni Sem Plumas), nel 2023 il poema “Prima che ancora e altri versi” (Nautilus Edizioni), nel 2024 la fiaba surreale “La Carota Blu – Fuga dal ventre del mostro” (con le immagini di Altober, Edizioni Sem Plumas”), nel 2025 “Tutto è magico – Storie di Bianca”, con le illustrazioni di Rocco Lombardi, Edizioni Montaonda). Da qualche tempo si è dato alle macchie e alle zappe con sommo gaudio.
Gruppo storico geografico proveniente da Roma che attraverso il suo Radical Impro Pop ogni volta si esibisce creando canzoni AUTOGENERATE spesso con il coinvolgimento del pubblico offrendo di volta in volta uno spettacolo unico non ripetibile.
Componenti: Luca Corrado – chitarra baritona, Giorgio Tebaldi – Ukulele + electronics, Marco Memoria Zero – Batteria, Alessio Rama(h)ccioni – Basso, Marcho Gronge – Voce.
È un gruppo musicale nato nel 2018 in seguito alla divisione del gruppo Musica Molesta. Il percorso creativo del gruppo si fonda sull’improvvisazione e attraversa vari generi musicali, dalla canzone d’autore a contaminazioni rock, blues, reggae, punk. I testi sono evocativi, poetici, recitati e cantati da più voci.
Voce, synth e drum machine. Sono un duo nato dall’urgenza di esprimere un disagio collettivo, una resistenza quotidiana. Le canzoni affondano le radici in un synth punk crudo e contaminato, aperto a influenze disparate e guidato da un’intenzione precisa: gridare contro l’imposizione dell’immobilismo e del silenzio. I testi sono dichiarazioni politiche intime, a volte ironiche, altre feroci. Parole come armi sostenute da beat incalzanti e atmosfere sintetiche che si sporcano, spezzano, trasformano. In ogni live la musica non è solo suono: è esperienza fisica e mentale, sudore e coscienza, nella tensione costante tra vita e sopravvivenza, tra desiderio e resistenza. Sono un invito a muoversi e a non cedere, contro tutto ciò che vuole normalizzare, imbrigliare, spegnere. Sono lotta nella danza, danza nella lotta.



