Il 21 gennaio, a Livorno, il Partito socialista si sfalda e viene fondato il Partito comunista d\’Italia. Una settimana dopo, il 29 gennaio, nasce la Sezione livornese del PCd\’I. A Livorno agiscono anche i fascisti, i quali però, nonostante mostrino i denti e le pistole, politicamente non fanno breccia. È scontro aperto; nel mezzo ci sono operai, navicellai, artigiani, portuali, barrocciai, tessitrici, cenciaiole, filande, ma anche ladri, prostitute, disoccupati e disoccupate, sottoproletari e sottoproletarie. Oltre a diversi partiti della sinistra; anche i comunisti, senza settarismo alcuno. Saper interrogare quei fermenti ci permette di ricostruire una memoria che – se non tutelata – può facilmente divenire oggetto di strumentalizzazione politica, così come – purtroppo – già successo più volte. Bisogna guardare al 1921, così come al prima e al dopo, per ripensare un comunismo libertario: non solo operaio, ma di tutte e di tutti i subalterni.
Ne parliamo il 12 dicembre con l\’autrice del libro, Olimpia Capitano, insieme a Luciana Castellina, fondatrice de il manifesto, e David Broder, storico ed editor per l\’Europa di Jacobin Magazine. Modera Giacomo Gabbuti, redattore di Jacobin Italia e storico economico.
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