Purtroppo, quanto prevedevamo nel libro Dentro la zona rossa sta puntualmente verificandosi, compreso l\’utilizzo non casuale del termine \”distanziamento sociale\”. Le istituzioni, invece di mantenere una visione, un compito educativo e di indirizzo della collettività, nonchè la responsabilità della situazione eccezionale che stiamo vivendo e delle decisioni che ne conseguono, ha scelto la comoda strada dello scarico di ogni responsabilità su cittadine e cittadini, facendo leva sull\’idea, non sempre infondata ma eccessiva, dello scalcinato atteggiamento degli italiani nei confronti del dovere civico.
Si è iniziato con la roboante campagna contro \”runner, tutine, cazzeggio, grigliate\” (termini testuali), sfociata con l\’incredibile assalto al bagnante solitario di Rimini, e ora si è data l\’accelerata, unica in Europa, attraverso l\’uso surrettizio di uno strumento che ormai di tutta evidenza ha funzioni economiche e produttive e, solo marginalmente, sanitarie.
Invece di mantenere lucidità, freddezza e un\’indispensabile empatia umana, lo Stato e i vari enti locali, non è chiaro se in modo preordinato o per incapacità (forse entrambe), hanno alimentato intolleranza, odio e discordia tra i cittadini, che ora non trovano di meglio che insultarsi tra loro come i peggiori tifosi calcistici, imputando alla fazione avversa l\’irresponsabilità da un lato, l\’incoscienza dall\’altro. Anche se il primo gruppo è evidentemente maggioritario, non è schiacciando e detestando la minoranza che si risolvono i problemi; anzi, si facilitano così la strumentalizzazioni fasciste dei gruppi di estrema destra.
Occorre molta lucidità, a partire da noi Ne parleremo sabato dalle ore 18 30.