*ENGLISH BELOW*
sabato 21 ottobre, ore 18
TOOL – scuola di arti, mestieri e cittadinanza
Presentazione del libro di Daniele Villa Zorn, The Divine Tourist pubblicato da Leporello books
con Daniele Villa Zorn e Chiara Capodici
Daniele Villa Zorn realizza da sempre collage, usando una tecnica semplice, minimale, che può ricordare quella della composizione essenziale degli haiku: unisce solo due frammenti fotografici, due immagini di cui una generalmente segnata da uno strappo. Nel corso degli anni, gran parte della sua produzione si è orientata verso l’uso di immagini di natura, estrapolate da libri di viaggio e da guide turistiche, principalmente prodotte tra gli anni ’50 e i primi anni ’70, in cui la placidità olimpica degli elementi naturali è sovvertita dalla frammentazione e la ricomposizione propria del collage.
In The Divine Tourist la giusta distanza tra il potere evocativo delle immagini e il loro puro valore estetico è incarnata dalla figura di un turista speciale che, con il dono dell’ubiquità, un invidiabile distacco e infinite possibilità di movimento, vaga come un alieno privilegiato in questo universo fittizio.
Un turista curioso, rapito dalla materia onirica di viaggi ipnotici e misteriosi, perso nella loro natura superficiale, accumulativa, estenuante, pronto a interpretarli come segni sovrannaturali, che sembrano richiedere un atto di divinazione , “un metodo sistematico”, come ci ricorda Wikipedia, “con cui organizzare ciò che sembra essere disgiunto”, affine a quell’istinto chirurgico messo in atto in questi collage, dove i frammenti più inaspettati creano sempre nuove, immaginifiche, associazioni.
Un turista divino – A Divine Tourist.
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Saturday, Oct. 21, 6pm
TOOL – scuola di arti, mestieri e cittadinanza
Book presentation Daniele Villa Zorn, The Divine Tourist, published by Leporello books
with Daniele Villa Zorn and Chiara Capodici
Daniele Villa Zorn has always made collages, using a simple, minimalist technique that could be considered reminiscent of the basic format of the haiku: he combines just two photographic fragments, two images, one of which is generally marked by a tear. Over the years, much of his production turned to the use of images of nature, taken from travel books and guidebooks, mainly published between the 1950s and early 1970s, in which Olympian placidity of natural elements is subversed by the fragmentation and recomposition of collage.
In The Divine Tourist the right distance between the evocative power of images and their pure aesthetic value is embodied by the figure of a special tourist who – possessing the gift of ubiquity, enviable detachment and infinite possibilities of movement – wanders like a privileged alien in this fictional universe. A curious tourist, entranced by the dreamlike material of these hypnotic and mysterious voyages, lost in their superficial, cumulative, extenuating nature, ready to read them as supernatural signs, which seem to require an act of “divination”, “a systematic method”, as Wikipedia reminds us, “with which to organize what appears to be disjointed”, affine to that the surgical instinct operating in these collages, where the most unexpected fragments create always new, imaginative, associations.
Un turista divino – A Divine Tourist.